16 Febbraio 2015
La Cassazione si pronuncia: Quando una parola straniera usata come marchio denominativo acquista capacità distintiva?
La Suprema Corte si è pronunciata su una questione avente per oggetto la valutazione della validità di un marchio sotto il profilo della capacità distintiva nel caso di utilizzo di parole straniere (nella caso in esame “slimmer”) come marchio denominativo (nel caso in questione un integratore alimentare con funzione dimagrante).
Secondo la Cassazione “nel caso di parole straniere utilizzate come marchio denominativo, al fine di valutare la validità del marchio sotto il profilo della capacità distintiva, si deve accertare il grado di diffusione e comprensione del significato della parola nel territorio nel quale è chiesta la registrazione del marchio, anche con riferimento alla destinazione e ad ogni altra caratteristica del prodotto; deve valutarsi come descrittivo il segno che presenti con il prodotto un nesso sufficientemente concreto e diretto, in quanto divenuto parte del patrimonio linguistico comune in quel territorio e quindi capace di richiamarlo in maniera diretta e immediata nella percezione di un consumatore medio normalmente avveduto ed informato”.
Cit. Marchi e Brevetti Web